Forme di difesa

Prima ancora di individuare i luoghi dove abitare, l’istinto dell’uomo ha suscitato il bisogno di ideare e definire opere di protezione e di difesa. Le tracce delle strutture difensive che la storia ci ha tramandato, caratterizzano molti luoghi a noi noti e sono ormai integrate nei nostri paesaggi, facendo quindi parte, consapevolmente o inconsapevolmente, della nostra memoria. I territori in cui viviamo quotidianamente sono infatti costellati e segnati da molte strutture che, nel corso dei secoli, chi ci ha preceduto ha costruito per difendersi dai nemici, siano stati essi interi eserciti militari o anche semplicemente singoli malintenzionati. Castelli, torri, cinte murarie, fino ad arrivare alle più recenti opere militari realizzate in occasione dei due conflitti mondiali, testimoniano un’evoluzione dei sistemi di difesa realizzati nel corso della storia per far fronte alla parallela ricerca ed evoluzione nel campo delle armi e delle tecniche di offesa. 

Tale fenomeno risulta ancora più evidente nei territori di confine, come la nostra Regione, teatro di conflitti che hanno contrapposto mondi e culture diverse. Luogo dove il confine stesso ha subìto nel corso del tempo un mutamento di posizione e forse anche di significato. In particolare all’inizio della seconda Guerra Mondiale i territori dell’Alto Adige sono stati oggetto di costruzione di un sistema difensivo che ha interessato tutto l’arco alpino. Una serie di innumerevoli elementi concepiti come insieme difensivo, ovvero il cui singolo funzionamento trova ragione e senso solamente se inteso come sistema diffuso e continuo. I bunker, principali elementi del sistema, sono opere perlopiù poco visibili proprio perché realizzati in modo da non essere percepiti grazie ad ingegnosi sistemi di mimetizzazione. La casistica risulta molto interessante, dai tentativi di «naturalizzazione» a quelli di «camouflage» come quelli quasi ironici, se non fosse che in realtà si tratta di opere militari, che prevedono la costruzione di un finto maso sopra la struttura in cemento armato.  

Molte strutture sono rimaste oggi sul territorio e fanno ormai parte del paesaggio che le ha integrate ed assimilate. Nella maggior parte dei casi sotto uno strato di vegetazione si possono scoprire però opere rimaste integre, sia a causa della massiccia massa che le caratterizza sia per il semplice fatto che molte non sono mai state utilizzate. Realizzate su terreni confiscati o prelevati dai legittimi proprietari non sono state demolite non per conservare un elemento della memoria ma forse semplicemente perché il costo sarebbe stato eccessivo. Un patrimonio di quasi quattrocento bunker, è quindi in gran parte tornato in mano ai privati mentre solo alcuni di essi sono rimasti di proprietà pubblica. Visto che solamente per questi ultimi è previsto un grado di tutela, per il patrimonio privato si pone il difficile tema del possibile utilizzo e trasformazione, oltre al rischio di perdere una testimonianza storica di un periodo che ha segnato in modo pesante l’Alto Adige / Sudtirolo.

Turris Babel dedica questo numero alla storia dei sistemi difensivi grazie al considerevole lavoro di Heimo Prünster che iniziando con la tesi di laurea ha successivamente sviluppato un’approfondita ricerca sul tema. Le foto di Benjamin Tomasi rimettono in luce un mondo sotterraneo ai più sconosciuto ed inaccessibile, fatto di camminamenti e spazi costretti e limitati rispetto alla massa che li contiene.

Riscopriamo in questo modo un mondo a noi prossimo, sia dal punto di vista temporale che fisico, anche se il tema della costruzione di opere di difesa militare sembra essere relegato alla storia. Oggi infatti non siamo più abituati, quantomeno nelle nostre realtà e città, ad immaginare e pensare a sistemi difensivi diffusi. Le più recenti vicende, che hanno interessato le maggiori città europee, hanno però riportato drammaticamente all’attualità la necessità di immaginare opere di difesa, questa volta non per difendersi da invasioni militari ma per proteggere feste ed eventi, piazze e vie del centro, dal possibile intervento di singoli soggetti che trasformano comuni mezzi di trasporto in pericolosi oggetti di aggressione. Ecco quindi che il comparire di transenne, pesanti fioriere, e new jersey in cemento agli ingressi degli eventi di maggior richiamo, come in questi giorni i mercatini di Natale, riporta al centro il tema militare ma anche architettonico delle nuove forme di difesa.

 

 Alberto Winterle _Editoriale TURRIS BABEL 108_ 12|2017