L’appuntamento biennale del Premio di Architettura Alto Adige, giunto alla sesta edizione, costituisce ormai un importante momento di verifica dell’evoluzione del linguaggio dell’architettura contemporanea Alpina di questo ultimo decennio. Sfogliando i numeri speciali che Turrisbabel ha dedicato al premio (n.51, 57, 65, 72, 78) si può avere un quadro che restituisce un panorama completo di una crescita comune che ha caratterizzato il lavoro dei professionisti che operano in questa Provincia. Nel corso degli anni le forme, a volte eccessivamente semplificate, che denunciavano la contemporaneità dell’edificio si sono raffinate e sono diventate più articolate e più mature. La stessa evoluzione si riscontra anche nell’uso dei materiali, dal semplice utilizzo di generici rivestimenti in legno, la materia ha infatti assunto un ruolo fondante. L’approfondita ricerca sulle diverse finiture di intonaci come anche la sperimentazione sulle diverse possibilità di utilizzo e di trattamento del legno, tanto per citare alcuni esempi, hanno contribuito ad alzare il livello di qualità degli edifici, tanto da diventare riferimento anche fuori regione. In questo contesto è da registrare anche l’importante ruolo svolto da numerose ditte ed imprese locali, la cui qualità è cresciuta di pari passo con quella della progettazione architettonica, creando in questo modo una virtuosa collaborazione tra architetto e artigiano capace di produrre modelli di riferimento per un architettura migliore.
A mio avviso due progetti rappresentano bene l’attuale punto di arrivo dell’architettura Altoatesina: l’intervento a Fortezza di Scherer/Dietl, progetto premiato nella scorsa edizione ma che ritorna in quest’ultima con il primo premio “Arte nell’Architettura” a Manfred Alois Mayr, come esempio di raffinato utilizzo di elementi contemporanei inseriti in un progetto di restauro, con una ricerca e sperimentazione che supera le ormai diffuse e già viste modalità di intervento sul patrimonio storico, e la scuola di Vipiteno di Calderan/Zanovello come esempio di colto e sapiente utilizzo dei temi che caratterizzano il linguaggio dell’architettura. Nel progetto dello studio CeZ infatti, come in un componimento da manuale, vengono affrontati e svolti concetti come la contrazione e la dilatazione dello spazio, il rapporto tra interno ed esterno, il ruolo della luce naturale, l’utilizzo di forme e materiali evocativi. La dimensione ed articolazione della struttura ha permesso effettivamente agli architetti di creare una complessità, racchiusa in una forma regolare definita da una cornice di “colonne naturali”, difficile da trovare in opere di minore dimensione o di più semplice destinazione. In questo senso il lavoro della giuria internazionale, composta da Sean Griffiths, Alberto Veiga e Hrvoje Njiric, non è stato facile dovendo infatti confrontare architetture con dimensioni e funzioni diverse ed inserite in contesti dissimili. Per questo motivo, sottolineato dalla scelta della giuria della scorsa edizione di non dare un solo premio ma ben sei primi premi exequo, quest’anno sono stati previsti oltre ai primi tre premi anche sei premi per altrettante specifiche categorie tematiche. I progetti presentati da sessantacinque studi, realizzati negli ultimi cinque anni, sono stati ben 108 (mentre erano 57 nel 2009 e 70 nel 2007) segno questo di una crescente importanza del premio. Premiare un architettura, non costituisce infatti solo un importante riconoscimento per l’opera degli architetti che l’hanno realizzata con impegno e passione, ma assume un fondamentale ruolo per sensibilizzare il gusto ed aprire gli orizzonti all’opinione pubblica ed agli amministratori, nostri committenti, riaffermando in questo modo il ruolo culturale ed intellettuale dell’architetto.
Alberto Winterle_Editoriale Turrisbabel n88