Rovereto: evoluzione di un identità.

La città di Rovereto sta vivendo in questo momento un’importante fase di trasformazione urbanistica che si sta attuando attraverso alcuni grandi interventi di rigenerazione urbana. Quali scenari si potranno aprire per la città della quercia dopo la riconversione delle numerose ex-attività produttive ormai inglobate all’interno del tessuto urbano? Ex-Manifattura Tabacchi, ex-Meccatronica, ex-Peterlini … solo per citare alcuni esempi di strutture che definivano la prerogativa produttiva della città: quale sarà la destinazione finale di questi volumi edilizi ora vuoti e perlopiù inutilizzati? È necessario evidenziare che la sola sommatoria di singole riconversioni non è sufficiente per ridefinire l’identità di una città. È infatti necessario un progetto complessivo che individui un quadro entro cui queste azioni trovino ragione ed allo stesso tempo aprano nuove opportunità. In una parola, questo processo, si chiama «pianificazione urbana strategica».

L’esperienza di pianificazione e di progettazione della città di Rovereto non è sicuramente carente, anzi forse si registra quasi un «eccesso» pianificatorio, definito per fasi temporali corrispondenti all’alternanza delle diverse legislature. Molte sono, infatti, le varianti al Piano regolatore come anche le proposte progettuali su importanti aree strategiche, che sono però rimaste, purtroppo, solo sulla carta. Tanti anche i concorsi di idee e di progettazione (due, ad esempio, nella sola area del «Follone») che però non hanno quasi mai superato il livello concorsuale.
Questo importante patrimonio di idee e di ipotesi progettuali può essere valorizzato, facendolo diventare le fondamenta dei prossimi ragionamenti sulla città futura. Tali esperienze evidenziano però la reale difficoltà costituita dalle due diverse velocità del processo di trasformazione urbana: i tempi della pianificazione ed i tempi e le modalità del progetto.
Se non vi è una diretta consequenzialità, e quindi un’attuazione veloce, è possibile che le intenzioni iniziali possano essere inificiate dal cambiamento delle condizioni ed esigenze della città e della società.
Per questo motivo guardiamo i due progetti principali, la Manifattura a Borgo Sacco e la Meccatronica a ridosso della stazione, con particolare attenzione ed interesse. L’ambizioso progetto di trasformare la Manifattura in un polo di produzione e ricerca legato alle nuove tecnologie e, più in generale al «terziario avanzato», è stato definito nelle forme e nel programma funzionale da Kengo Kuma e da uno staff di progettazione di sicura qualità. Ora si tratta però di trovare le risorse ed i soggetti per la realizzazione delle strutture principali del progetto. Dopo tale fase sarà necessario un successivo momento di completamento e di integrazione del progetto con il tessuto della città dove, questa volta, anche i professionisti che operano sul territorio potranno dare il proprio contributo. L’azione della Provincia autonoma di Trento, nelle sue diverse forme e ramificazioni, non deve infatti nascondere il ruolo “pubblico” degli interventi. È quindi necessario prevedere un aperto confronto e coinvolgimento delle professionalità e competenze presenti sul territorio in occasioni di grande rilevanza come questa.
Il caso della Meccatronica è ancora diverso. La trasformazione di alcune grandi aree ad ovest della ferrovia è stata avviata con la progettazione di un primo lotto. L’amministrazione comunale ha quindi voluto, in corsa, definire un masterplan capace di coinvolgere tutte le aree interessate da una possibile riconversione definendone correttamente funzione e carattere. Il progetto del masterplan è stato affidato allo studio EBV (Estudio Barozzi Veiga), la cui qualità è ormai riconosciuta a livello internazionale. Fabrizio Barozzi, uno dei due componenti di questo giovane studio, è originario di Rovereto e per questo ha accettato volentieri di portare il proprio contributo professionale e culturale. Conoscendo la realtà locale, ma potendola guardare da lontano, lo studio EBV ha presentato un progetto di notevole qualità. Nell’incontro pubblico, particolarmente gremito, di presentazione del «progetto meccatronica», è stato possibile apprezzare la cautela con cui i professionisti si sono mossi. Il loro è, a tutti gli effetti, un progetto “educato” in quanto non vi sono particolari eccessi nella composizione ma si nota un corretto equilibrio nella configurazione dei diversi comparti. Le proposte del progetto urbano della nuova meccatronica formano effettivamente un sistema integrato e ben relazionato con il contesto. La stazione, come punto cardine di riorganizzazione, svolge l’importante ruolo di collegamento tra due brani di città fino ad ora lontane e non comunicanti. Le singole soluzioni progettuali contribuiscono, tramite una particolare attenzione alla progettazione e composizione degli spazi aperti, alla ridefinizione e all’arricchimento che non si esaurisce in loco ma si spinge fino agli spazi limitrofi.
Effettuato però questo importante passaggio di ideazione e pianificazione urbana, in questo preciso momento è necessaria una coerente evoluzione delle modalità di attuazione dei progetti. La scelta di affidarsi all’appalto integrato per la realizzazione degli istituti scolastici, da parte degli uffici della Provincia autonoma di Trento, rischia, infatti, di andare nella direzione opposta. La direzione ove prevalgono gli aspetti burocratici ed economici rispetto alla qualità architettonica. Sono fermamente convinto che per le opere pubbliche di notevole importanza – in particolare gli istituti scolastici sono un esempio emblematico – sia necessario puntare sul «progetto», utilizzando lo strumento del concorso di architettura, per scegliere la soluzione più convincente e di qualità.
Nonostante il grave momento di difficoltà economica, vi sono in Trentino alcune importanti opportunità di rigenerazione urbana che possono diventare esempi virtuosi di buona prassi e politica urbanistica.
La manifattura a Borgo Sacco, la Meccatronica a Rovereto, l’Italcementi a Trento sono tre importanti banchi di prova. Ma solo un corretto impiego degli strumenti e delle risorse, professionali ed economiche, può portare ad un risultato capace di raggiungere un alto livello qualitativo degno di una provincia che ambisce ad uno standard di livello europeo.

Alberto Winterle
Presidente Ordine Architetti PPC _Editoriale a 2|2012