L’inesauribile energia dell’architettura.

Racconta lo scrittore e filosofo Plutarco che i principali oppositori di Pericle – "primo cittadino di Atene” durante il glorioso periodo della Pentecontaetia, destinato a trasformare la capitale greca nel “centro culturale dell'Antica Grecia” – attaccarono i suoi interventi edilizi considerandoli come un inutile e colossale spreco di denaro pubblico, sperperato per “agghindare la città come una prostituta”. La prima metà del V secolo a.C. costituisce, infatti, con la vittoria dei greci contro l’immenso Impero persiano e con l’attivazione del “programma edilizio pericleo”, che prevedeva tra i vari interventi anche la costruzione del Partenone, un momento significativo nella formazione dell’identità greca classica. Anche in un’epoca così “gloriosa” quindi, così come accade oggi, gli interventi edilizi non erano esenti da critiche relative al costo delle opere, indipendentemente dalla loro qualità intrinseca. Fortunatamente le speculazioni politiche rimasero tali e Pericle proseguì coraggiosamente per la sua strada. Così, ancor oggi, possiamo godere della qualità dell’architettura greca classica, capace di diventare l’archetipo di tutta l’arte di edificare occidentale.  
Da allora ed in qualsiasi epoca storica, la costruzione dell’identità di un popolo si è attuata anche attraverso la realizzazione di edifici simbolici, di architetture, capaci di costruire e di testimoniare tuttora l’immagine di una determinata Civiltà.
Le città di tutti i tempi sono state oggetto di importanti strategie di trasformazione urbana definite da “un’idea di città” complessiva, capace di dare coerenza ai singoli interventi. Ma lo stesso vale anche se si allarga lo sguardo ad una scala maggiore: interi territori sono stati “colonizzati” da una costellazione di piccoli interventi che hanno creato un paesaggio, dai castelli e torri di avvistamento alle più recenti infrastrutture tecnologiche legate allo sfruttamento delle risorse naturali. In tutti i casi citati i committenti, sia pubblici che privati, hanno posto come esigenza primaria, oltre alla più efficiente soluzione funzionale e tecnica, l’imprescindibile qualità delle architetture che stavano per realizzare.
Nei due particolari passaggi storici tra la fine dell’Ottocento e la Grande guerra e, successivamente, nel periodo tra i due conflitti mondiali, la costruzione di una rete di infrastrutture legate allo sfruttamento energetico delle risorse idriche montane ha interessato tutte le regioni alpine. Dighe, bacini artificiali, centrali idroelettriche, condotte e canalizzazioni hanno iniziato a confrontarsi con l’immacolato paesaggio alpino, rivendicando un ruolo non solamente di “strutture tecnologiche” ma anche “strutture simboliche” della produzione dell’energia.
Gli amministratori, consapevoli dell’importanza di questi grandi manufatti, hanno investito ingenti risorse e coinvolto le migliori professionalità per la progettazione ed esecuzione di tali opere. È così che, ancor oggi, entrando in una centrale elettrica dell’inizio Novecento non si può che rimanere piacevolmente sorpresi nel notare la qualità degli spazi e la ricchezza dei dettagli di strutture la cui funzione era solamente quella di produrre energia e non certamente di ospitare eventi.
Perché, quindi, a distanza di un secolo non è diventato patrimonio comune l’idea che anche per semplici manufatti tecnici sia necessaria una cura ed un’attenzione ritenuta oggi indispensabile solo per le opere pubbliche più significative ed “in vista”? Se infatti si ritiene “normale” ricercare un’alta qualità architettonica per la realizzazione di un museo o di una biblioteca pubblica, è purtroppo più insolito che la stessa qualità sia ricercata per la realizzazione di una cabina elettrica, di una struttura di un acquedotto, di un sottopassaggio stradale o di una centrale di teleriscaldamento. A differenza delle poche opere pubbliche di grande rilevanza, localizzate perlopiù nei centri cittadini, sono queste ultime le strutture che caratterizzano e segnano il paesaggio e che quindi necessitano di un’attenta progettazione.
Un atteggiamento sensibile che abbia come obiettivo la ricerca della qualità architettonica di qualsiasi manufatto, indipendentemente dalla sua dimensione e funzione, è necessario ed imprescindibile per costruire un coerente e sostenibile rapporto tra il nostro territorio e le necessarie opere che dobbiamo realizzare.
Le vicende storiche dei secoli lontani, come quelle più vicine a noi, sono lì a testimoniare che l’uomo, in alcuni virtuosi momenti, ha saputo costruire con grande qualità opere simboliche ma anche semplici strutture tecniche che oggi rappresentano la nostra identità. Abbiamo perso molto tempo e molte opportunità, ma non è mai troppo tardi per invertire la rotta.


Alberto Winterle
Presidente Ordine Architetti PPC _Editoriale a 3|2012