Sguardi future

«Per i poteri conferitimi dalla legge, la dichiaro dottore in architettura…» è con questa formula, molto sintetica e concreta ma anche un po’ magica, pronunciata dal Presidente della Commissione di laurea che si suggella nelle facoltà di architettura italiane un fondamentale passaggio: quello da studente ad architetto. Un cambiamento profondo e radicale atteso da tempo che, con la discussione della tesi di laurea definisce la chiusura di un lungo percorso di studi. Una trasformazione magistralmente raccontata, facendo un parallelo con la fase del decollo aereo, nel bellissimo libro di Daniele Del Giudice «Staccando l’ombra da terra» (Einaudi, Torino, 1994), dove una metamorfosi temporanea trasforma un ammasso di metallo in un apparecchio che si stacca da terra e prende il volo, ma allo stesso tempo una metamorfosi definitiva, irreversibile, trasforma l’uomo in pilota. 

La presentazione della tesi di laurea costituisce infatti un fondamentale momento di passaggio nella vita di una persona, ma anche un importante banco di prova, in cui ci si confronta con una commissione che valuta la sintesi di anni di studio e di esperienze. Un lavoro ponderato e strutturato che raccoglie le nostre idee, e spesso esaurisce le nostre energie, ma che ci permette di misurarci con noi stessi, con le nostre capacità e le nostre fragilità. Un’esperienza fondamentale che diventa occasione, come suggerisce Umberto Eco nell’ancora oggi utile libro «Come si fa una tesi di laurea» (Bompiani, Milano 1977, ed.1990), «per ricuperare il senso positivo e progressivo dello studio, non inteso come raccolta di nozioni ma come elaborazione critica di un’esperienza, come acquisizione di una capacità (buona per la vita futura) a individuare i problemi, ad affrontarli con metodo, ad esporli secondo certe tecniche di comunicazione».

La tesi è effettivamente un condensato di tante cose, spesso molto personali, che si riflettono nella scelta del tema. Nelle facoltà di architettura succede spesso che gli studenti mettano a frutto la loro esperienza per indagare i propri luoghi di origine, per proporre una visione autonoma di un tema o lavorando su un’area che costituisce una priorità nei loro territori di provenienza. Il lavoro diventa quindi un importante contributo per la propria città o regione, anche se troppo spesso la possibilità di valorizzare quest’importante mole di lavoro rimane molto limitata o persino assente. 

Per questo motivo abbiamo deciso di dedicare un numero di Turris Babel alle tesi di laurea. Si tratta di un tentativo di rendere pubblici alcuni materiali, di questo importante momento formativo, per stimolare il confronto e per favorire ulteriori indagini. Abbiamo così diffuso un appello e raccolto quarantasei lavori di tesi realizzati negli ultimi dieci anni con un tema dedicato ai territori dell’Alto Adige. Non è stato facile compiere una selezione così ristretta da poter essere contenuta nella nostra rivista, avendo cura di dare adeguato spazio ai testi e alle immagini di ciascuna tesi. Il criterio di selezione che abbiamo usato è stato quello di individuare una più ampia rappresentanza possibile di temi e di università di provenienza. 

Per i temi, abbiamo rintracciato alcuni argomenti costanti, come ad esempio i molti lavori dedicati al recupero o alla reinterpretazione dei bunker, o quelli dedicati alla salvaguardia dell’Hotel Paradiso di Gio Ponti, due tematiche che stanno a cuore a molti; oppure, il tema diffuso e generale dell’architettura alpina e della progettazione di rifugi o infrastrutture in quota; o ancora, i temi legati alle strutture sportive e turistiche. Ci sono, infine, anche temi più concettuali e teorici, frutto a volte di lavori di tesi di facoltà diverse, come quella di Design e Arti di Bolzano. Per quel che riguarda le scuole di provenienza, non essendoci in provincia una facoltà di architettura, gli studenti studiano in diverse università a nord e sud del Brennero, riferendosi così ai due diversi orizzonti culturali, italiano e tedesco. Troviamo quindi studenti che hanno studiato a Innsbruck, Graz, Vienna, oppure Venezia, Milano, Firenze, un misto di contaminazioni e provenienze che, di fatto, costituiscono un’importante ricchezza per chi opera in questo territorio.

Infine, è emerso un aspetto davvero sorprendente, legato ovviamente ai tempi e alla facilità di utilizzo dei mezzi tecnici di rappresentazione, e cioè, l’elevata qualità grafica di molti lavori che, oltre alla rilevanza dei contenuti presentano veri e propri prodotti editoriali che potrebbero essere pubblicati così come sono.

Per la selezione dei lavori abbiamo avuto modo di confrontarci con Magdalene Schmidt e Andreas Kofler, curatori di una sezione della mostra che festeggia il venticinquesimo anniversario di Merano Arte, i quali, per offrire uno sguardo verso il futuro, hanno deciso di mettere in mostra i contenuti di cinque tesi, scelte tra quelle inviate per la nostra call. Una collaborazione importante che pone ancora maggiormente l’accento su quanto sia fondamentale e utile valorizzare gli elaborati e i contenuti delle molte tesi di laurea che hanno come tema l’indagine di uno specifico territorio e poterle mettere a confronto. 

Certamente l’obiettivo di una tesi di architettura è spesso la definizione di progetti, più completi e strutturati rispetto ai singoli esami svolti durante il corso di studi, che, per ovvi motivi, raramente riusciranno a essere realizzati, restando nella maggior parte dei casi su carta, ma che comunque possono costituire un fondamentale stimolo di riflessione e confronto per una determinata realtà urbana, sociale e politica. Effettivamente, misurandosi il nostro lavoro attraverso le opere costruite, la tesi di laurea come primo importante progetto non realizzato potrebbe essere letta come un fallimento. In realtà, il nostro lavoro è anche quello di indagare, in alcuni casi, temi progettuali senza riuscire a vederne una loro concretizzazione: l’elaborazione di un concetto, di un’esplorazione progettuale rappresenta di per sé un contributo importante per la professione, così come lo è stato, tanto per fare un esempio noto e ben augurante, il progetto del concorso del parco La Villette di Rem Koolhaas, che forse, proprio perché inespresso fisicamente, ancora oggi è uno dei suoi più importanti contributi teorici e progettuali all’architettura contemporanea. 

È con questo buon auspicio che affrontiamo la lettura e l’esplorazione di questi diciotto lavori di tesi, curiosi di incontrare nuovamente tra qualche anno le opere degli stessi autori per comprendere quanto questa fase sia stata importante per le loro esperienze professionali e di vita.

 

Alberto Winterle _Editoriale TURRIS BABEL 122_ 06|2021