Partiture costruite

Doooo, Reeee, Miiii… imparare a leggere le note e comprendere la successione dei tempi, interpretando quelli che prima erano solamente divertenti segni grafici sullo spartito, è il primo passo. Una fase che però può risultare un pó noiosa, dovendo passare intere serate a ripetere a voce la partitura, soprattutto se per raggiungere i locali della prova di musica bisogna percorrere a piedi un lungo tratto di strada nelle fredde serate d’inverno. Poi finalmente arriva la fase successiva, puoi prendere in mano uno strumento, nel mio caso un «corno», e quindi quelle note recitate a voce iniziano a diventare suoni. Prima sono forse un pó striduli ma poi, una volta imparato a premere correttamente lo strumento sulla bocca, iniziano a diventare suoni più chiari. Infine la magia: sentire i tuoi suoni, mescolati a quelli degli altri componenti della banda, diventare musica. È questo il momento in cui si svela il senso della composizione musicale, la somma di diversi spartiti, il contributo di diversi componenti, quello che sportivamente viene chiamato il «gioco di squadra», l’unione di suoni diventa un tutt'uno e si trasforma in un concerto. 

Successivamente, dopo qualche mese passato a suonare a casa o nei locali della prova di banda, arriva l'esibizione pubblica. Prima la consegna dei costumi tradizionali da provare ed indossare. Poi come ultimo atto la disposizione in file parallele di tutti i componenti e poi via con la sfilata per le vie del paese, suonando in occasione di un importante evento pubblico.

Suonare uno strumento non corrisponde solamente a coltivare una passione privata e personale, ma può assumere anche un ruolo sociale e pubblico. Un musicista comunica e trasmettere sensazioni di piacere, allegria, relax, anche se si rivolge ad un solo uditore. Se poi i fruitori sono molti e si moltiplicano ecco che il beneficio dell’ascolto della musica diventa «bene comune». Ma la componente sociale assume in luoghi come l’Alto Adige un ruolo ancora più importante, che non si limita solamente a dare importanza ed ufficialità ai molti eventi pubblici o religiosi. E’ la componente volontaristica che, come abbiamo già potuto verificare con i corpi dei Vigili del Fuoco, anche per la bande musicali o per le orchestre non professionali, corrisponde ad un modo di partecipare attivamente alla comunità di appartenenza. Un modo per offrire attivamente il proprio contributo, per esserci ed allo stesso tempo per sentirsi parte di un corpo sociale. Analizzando i dati della Direzione provinciale della scuola musicale della Provincia Autonoma di Bolzano e del Consorzio delle Bande risulta evidente l’importante numero di soggetti coinvolti. In una provincia di circa 530.000 abitanti il numero annuale di studenti è pari a 18.969, mentre sono presenti ben 210 corpi bandistici che coinvolgono quasi 10.000 persone. È per questo che quindi la Provincia ha investito nella costruzione o rinnovo di molte scuole di musica ed anche di strutture come padiglioni per l’esibizione delle bande con i relativi spazi per le prove, i cui progetti più recenti cerchiamo di presentare nel presente numero di Turris Babel.

La musica, come ha evidenziato Michele Dall’Ongaro, il Sovrintendente Accademia Nazionale di Santa Cecilia di Roma in occasione del recente Congresso nazionale degli Architetti, è semplicemente «aria che si muove», ovvero un elemento immateriale che però si confronta con lo spazio e quindi con l’architettura. Le onde sonore riempiono gli spazi ed incontrano le superfici che noi architetti creiamo, in un rapporto simbiotico che unisce e fa sintesi delle due arti. Fare architettura per la musica non significa solamente creare un edificio o uno spazio, l’architettura diventa una componente stessa della musica, una sorta di cassa sonora dove spazio e tempo si incontrano tenendo tutto insieme e dove i suoni si riflettono e riverberano andando «toccare» le superfici che possono avere diversa natura e consistenza. É qui che quindi anche l’architetto, coadiuvato dagli esperti in acustica, può contribuire alla modellazione e diffusione dei suoni utilizzando quegli strumenti della tecnica e dell’estetica, del ritmo, della composizione e dell’armonia che accomunano i processi creativi di chi fa musica e chi fa architettura. 

 

Alberto Winterle _Editoriale TURRIS BABEL 110_ 07|2018